venerdì 24 ottobre 2008

Messaggero.it

23-10-2008 19:00
SCUOLA, MANIFESTAZIONE A CINECITTÀ: TRAFFICO IN TILT
(OMNIROMA) Roma, 23 ott - Traffico in tilt a Cinecittà a causa di una manifestazione contro la riforma Gelmini.
I manifestanti, partiti da piazza di Cinecittà, stanno sfilando per via Tuscolana in direzione centro.
I vigili urbani stanno effettuando chiusure a "soffietto".
omniroma

E-Polis 24-10-08
Anche il Tuscolano si muove in 10mila bloccano cinecittà.
PARLA MEDICI
Traffico in tilt nel quartiere tuscolano, per una manifestazione promossa dal coordimamento scuole VIII-IX-X
Municipio. Circa 10 mila persone tra studenti, insegnanti, genitori e dirigenti scolastici, stanno sfilando per le vie del quartiere cinecittà. I manifestastanti chiedono che venga interrotto l'iter del decreto e si instauri la discussione con il mondo della scuola. Per il presidente del Municipio Sandro Medici è "una grande manifestazione per protestare contro la riforma Gelmini e così unirsi all'imponente movimento che in questa settimana sta coinvolgendo tutte le scuole italiane." Si tratta, continua Medici - infatti, di una delle tappe che il comitato "Non rubateci il futuro" sta organizzando in lungo e largo per la Città, proiettando quindi Roma come il centro più attivo della protesta in difesa della scuola pubblica". "E' il contributo che il nostro Municipio, perarltro uno dei più attivi, consegna al movimento di studenti e insegnanti che si sta battendo in queste settimane per la democrazia e la dignità della scuola italiana", questo è invece il commento di Alfredo Capuano, delegato alle politiche scolastiche del X Municipio.

Roma.indymedia.org
Roma, una città in lotta
Gio, 23/10/2008 - 19:18
autore:
AnonimoReporter
Sommario:
Un pomeriggio di lotte a Roma dal centro alla periferia
Risorse web:

Bella giornata a Roma oggi.
In questo momento anche nel quartiere tuscolano, nella zona sud di Roma, è in corso una manifestazione contro il decreto Gelmini promossa dal coordinamento scuole VIII-IX- X Municipio. Circa 10 mila persone - secondo gli organizzatori - tra studenti, insegnanti, genitori e dirigenti scolastici, stanno sfilando per le vie del quartiere Cinecittà. I manifestanti chiedono che venga interrotto l'iter del decreto e si instauri la discussione con il mondo della scuola. Il corteo confluirà a largo Appio Claudio dove è prevista un'assemblea pubblica di genitori e insegnanti a cui prenderanno parte anche dirigenti scolastici.

Coordinamento "NON RUBATECI IL FUTURO"
24 ottobre
MANIFESTAZIONE X MUNICIPIO
Ieri un'altra grande manifestazione da Cinecittà ha unito le scuole del VIII IX e X municipio.
Circa 10000 persone hanno sfilato idealmente uniti ai manifestanti sotto al Senato.


sabato 18 ottobre 2008

LA LETTERA DI UN'INSEGNANTE AL MINISTRO

11 ottobre 2008 - Paola Conti, da Grillonews.it

Gentile Ministro, potrei cominciare dicendo che la scuola ha problemi diversi dal ripristino del grembiule, ma non lo farò proprio per il rispetto dovuto a quei problemi.

Come i Suoi ultimi predecessori, anche Lei ha commesso un errore di prospettiva: il Ministro Moratti pensava di doversi occupare delle famiglie; il Ministro Fioroni credeva di doversi occupare dei ragazzi (sospinto anche dai numerosi episodi di cronaca); Lei ritiene che sia Suo dovere pensare a noi insegnanti. E alla scuola chi ci pensa?

Mi scusi se glielo ricordo, ma ci sono altri Suoi colleghi che si dovrebbero occupare di questi soggetti (Ministro della Funzione Pubblica, quello delle Politiche giovanili, quello degli Affari sociali). Lei è prima di tutto il Ministro della scuola: è ad essa che deve pensare, al suo funzionamento, alla sua organizzazione, alla sua qualità. E se per fare questo, talvolta è necessario scontentare alcune famiglie, una parte di studenti, la categoria dei docenti: pazienza! Non si può accontentare tutti. Quando si cerca di farlo, in genere si creano solo dei pasticci.

Così il Ministro Moratti ha istituito l’anticipo, cercando di rispondere ad esigenze e bisogni presunti dei genitori e facendo un danno irreparabile alla scuola; così il Suo diretto predecessore ha emanato tutta una serie di circolari e norme volte a ripristinare serietà e ordine (recupero debiti, prove aggiuntive negli esami…) che hanno creato solo confusione e sconcerto; così Lei, nelle Sue prime dichiarazioni, richiede più impegno agli insegnanti, rivendicando per loro, al contempo, maggiori riconoscimenti di carriera e di stipendio.

Mi perdoni il modo diretto con il quale glielo dico ma “Lasci perdere”.

Lei sa meglio di noi che non ci sono le risorse economiche per mantenere certe intenzioni. Dire poi che queste verranno reperite dai risparmi ottenuti dalle riduzioni di personale e dalle razionalizzazioni (chiusura di sezioni, classi, scuole) è come porgere una pala ad un condannato a morte e annunciare che può scavarsi la fossa delle dimensioni che vuole, per stare più comodo. Cosa potrei farmene di qualche euro in più di stipendio (ammesso e non concesso che venissero davvero utilizzati così) a fronte di un aumento del rapporto alunni/insegnanti, della cronica mancanza di strutture, materiali, strumenti, dell’aumento delle problematiche sociali cui devo far fronte senza il minimo supporto? Lei rilascia interviste nelle quali dichiara che la presenza di molti bambini stranieri nelle nostre classi non la preoccupa in quanto vi intravede una risorsa piuttosto che un problema. Anche io la penso così. Ma perché la “profezia” si avveri c’è bisogno di risorse, umane e materiali. C’è bisogno di compresenze in quelle classi perché quei bambini possano essere seguiti sin dalle prime fasi del loro inserimento, c’è bisogno di mediatori culturali che costruiscano ponti di relazioni con le famiglie, c’è bisogno di strumenti che facilitino la comunicazione dei saperi.

Lei è davvero convinta che si possa fare tutto questo in sezioni di scuola dell’infanzia di 28 bambini o in classi di scuola primaria di 25 o di scuola secondaria di 30 alunni?

E contestualmente, pensa di aumentare le ore di permanenza e di mandare a regime l’anticipo nella scuola dell’infanzia senza potenziare gli organici, senza valutare le strutture esistenti? Ci pensi, Ministro, quando scriverà la prossima circolare sulle iscrizioni.

Ma Lei insiste nel parlare del ruolo dell’insegnante e ripristina il voto in condotta come strumento per riappropriarsi del controllo sulla classe, per ristabilire quell’ordine che sembra inesorabilmente perduto, se solo ci si affaccia su molti siti esposti nella rete. Non le pare un po’ semplicistica come risposta? Plauto, in una sua commedia, riferendosi a un tizio che non si trova più, fa dire ad un personaggio: «O è morto o fa il maestro!».

Già, perché ai tempi di Plauto fare il maestro era un lavoro da schiavi e quindi era lecito accostare la sua situazione esistenziale a quella di un defunto, di qualcuno che, socialmente, non esisteva. Poi ci sono stati tempi in cui, quando passava un maestro (o perfino una maestra) per strada, le persone salutavano e si toglievano il cappello in segno di rispetto e considerazione. Chi ci ha ricacciato nella condizione di schiavitù? Di chi è la colpa di questo declino inarrestabile? Tutta e solo degli insegnanti? Possibile che si concentri, in virtù del caso, in questa categoria tutta l’ignoranza, l’incompetenza, la mancanza di deontologia professionale dell’universo mondo?

No, gentile Ministro, non può essere e non è così.

Tutto questo è il frutto di politiche sbagliate, di scelte colpevoli fatte da chi avrebbe avuto il dovere di salvaguardare l’onorabilità della categoria per difendere la scuola della Repubblica. E invece sono dieci anni che non si bandisce un concorso ordinario per titoli ed esami e si continua ad assumere personale sulla base di criteri arbitrari, fortunosi, non trasparenti. Lei obietterà che il concorso non garantisce di per sé l’assunzione di buoni insegnanti; e questo è pur vero. Però istituisce un principio di uguaglianza di opportunità tra chi aspira alla professione, fissa (attraverso il programma di esame) alcuni indicatori di competenza che vengono richiesti, stabilisce che si debba studiare ed essere preparati.

Negli ultimi anni si è assunto di tutto: precari “storici”, insegnanti di religione (che immancabilmente, dopo il passaggio in ruolo, hanno rinunciato a quell’insegnamento per entrare nei ruoli comuni) e chi più ne ha più ne metta. Che dire di quelli cui è consentito considerare l’insegnamento come una fonte di guadagno integrativo rispetto ad un altro lavoro, quello vero, più prestigioso e spesso più redditizio? E di quanti sono stati assunti in virtù di punteggi ottenuti per l’assistenza a familiari bisognosi e che poi vengono spediti a insegnare a centinaia di chilometri di distanza, o per invalidità che non consentirebbero neanche di lavorare in un centralino e ai quali vengono affidate classi di 25/28 ragazzini? Fra di loro ci sono sicuramente persone di valore, ma è un fatto assolutamente casuale, non voluto, non necessario.

Si dà l’impressione, cioè, (ma non è solo un’impressione), che per fare l’insegnante basti iscriversi in una graduatoria e poi aspettare più o meno pazientemente che la fortuna giri a tuo favore e che venga estratto l’anno in cui hai lavorato di più. E invece questo è un mestiere alto, complesso, difficile, che richiede una solida formazione teorica e un’altrettanto forte propensione alla ricerca.

I maestri non fanno scuola: fanno la scuola. Più dei dirigenti, degli ispettori, dei ministri. Sono loro che proiettano gli individui verso il loro futuro, che ne orientano le scelte, che educano le intelligenze verso traguardi inizialmente insospettabili. O almeno, questo dovrebbero essere. Certo non ci può aspettare tanto da degli schiavi, da ombre confuse, strattonate da tutti, alla ricerca vana di un orizzonte di senso cui aggrapparsi.

Sì, Ministro, perché anche questo manca; anzi, si fa di tutto per farlo mancare. Ho letto proprio oggi che nelle scuole lombarde si insegnerà la rianimazione cardiovascolare. Bravi! E poi? Perché non la tracheotomia o come prevenire l’insorgere delle verruche? E di insegnare a leggere e scrivere potrebbero occuparsi i volontari delle Misericordie! I ragazzi si schiantano con le auto il sabato sera? La colpa è della scuola ed è lei che deve rimediare con un apposito corso di educazione stradale. Le adolescenti rimangono incinte?

La responsabilità è della scuola e via ad un progetto di educazione alla sessualità consapevole. Scoppiano gli incendi d’estate? Perché non proporre un fantastico percorso di educazione ambientale? Non si sa dove mettere i bambini di due anni perché mancano i nidi? Mandiamoli a scuola! A questo si deve aggiungere l’incessante avvicendarsi di riforme e riformine più o meno epocali e storiche che piovono dal cielo senza che nessuno ne senta il bisogno o la necessità.

Che senso ha tutto questo? Sono davvero questi i compiti degli insegnanti? Ci avete trasformati in dilettanti allo sbaraglio, in bricoleurs più o meno entusiasti, in animatori disperati alla continua ricerca di “giochi di prestigio” capaci di “intrattenere” per qualche ora un pubblico distratto ed ostile; continuate ad offendere senza capire, ad insultare senza aver mai neanche provato ad ascoltare.

Perché i ragazzi o i genitori dovrebbero aver rispetto di noi, se i ministri per primi dichiarano pubblicamente che siamo un mucchio di fannulloni incompetenti privi di qualunque coscienza professionale? A che può servire il sette in condotta in un clima di questo tipo?

Perché vede, Gentile Ministro, io non sono mai stata tenera con la mia categoria: l’ho sempre trovata deludente e francamente indifendibile. Ma io posso dire questo, perché ogni mattina vado a scuola e sostituisco i colleghi che mancano, e organizzo le attività in modo che le classi non debbano essere divise, coordino progetti, reperisco il materiale, cerco di spiegare a genitori confusi come interpretare norme illogiche e incongruenti (per esempio che bambini di tre anni possono stare a scuola 50 ore a settimana, mentre per i loro fratellini di sei anni ne sono sufficienti 27).

Lei e i Suoi colleghi invece, non potete.

Perché Lei dovrebbe essere la garante della difendibilità della categoria, perché è Lei che assume, è Lei che forma, è Lei che firma i contratti, è Lei la responsabile istituzionale della qualità della scuola. Lo so che “la congiuntura internazionale non è favorevole e che l’eredità del precedente governo è pesante” ( come vede, sto studiando da ministro anch’io), ma nessuno le chiede sforzi eroici. Intanto, invece di sparare nel mucchio, sarebbe interessante cominciare a distinguere.

Quanti dei fondi stanziati dal Suo Ministero per i progetti e i Piani nazionali si “perdono” tra agenzie, comitati più o meno scientifici, esperti e coordinatori più o meno qualificati, e quanti vanno invece agli insegnanti che dovrebbero essere «i veri protagonisti dell’innovazione»?

Sarebbe bello che, oltre ad un’analisi approfondita delle carenze, si cominciasse a riflettere sul come sia possibile che le scuole di questo paese continuino il loro lavoro nonostante tutto, si cominciasse a discutere di come si insegnano le scienze, come si fa per far comprendere la matematica, per far amare la lingua e la poesia, come si risponde alla noia, al disagio, alla mancanza di orizzonti ideali all’interno dei quali crescere, all’interno dei quali costruire il proprio futuro.

Un Ministro che invece di cercare di lasciare un segno di sé appiccicando il suo nome all’ennesima “rivoluzione” scolastica, stimolasse un dibattito serio e competente sul ruolo della scuola nel paese, coinvolgesse le energie e le intelligenze con l’obiettivo di creare un clima, una tensione costante, un’attenzione profonda sul mondo della scuola, è destinato a rimanere un’illusione? Ci dobbiamo rassegnare al chiacchiericcio sulle maestre pedofile, al pettegolezzo sulle prof riprese coi telefonini, a confrontarci e a dibattere sulle parodie della scuola, stile Amici di Maria De Filippi? Nel Suo discorso programmatico alla Commissione Cultura della Camera, Lei ci ha chiesto uno scatto d’orgoglio. Ci ha spronato a dimostrare che «non siamo cattivi come ci dipingono».

Gentile Ministro, io lavoro nella Scuola dell’Infanzia da venti anni e in questi venti anni non ho fatto altro che questo: essere orgogliosa del mio lavoro e cercare di dimostrare con i fatti, giorno per giorno, che quel lavoro aveva un senso e un valore.

Ora basta: io sono stanca. Non ho più voglia di dimostrare niente a nessuno.

Badi bene: non ho detto che non più voglia di lavorare nella scuola. Questa, inspiegabilmente, mi è rimasta. Continuerò ad andare a scuola ogni mattina, a lavorare con e per i bambini, con e per le famiglie, come ho sempre fatto. Ma senza retorica e senza pensare (come ingenuamente ho fatto in questi anni) che questo mio lavoro possa avere un senso più generale, che possa andare al di là e oltre quei bambini e quelle famiglie che ho davanti.

Però Le propongo una sfida e si tratta di qualcosa di semplice, mi creda. Lei è avvantaggiata rispetto ai Suoi predecessori perché io non mi aspetto nulla da Lei e quindi anche il più piccolo gesto, sarebbe sufficiente.

Mi stupisca, Ministro: abbia Lei per prima uno scatto d’orgoglio, mi dimostri che la scuola Le sta a cuore almeno quanto a me, che non ha accettato un incarico così prestigioso solo per fare da graziosa cornice alle conferenze stampa del Presidente del Consiglio, insieme alle Sue avvenenti colleghe.

Come Le ho detto, mi accontento di poco. Provi a dire (per esempio) che le norme contenute nell’articolo 64 della Legge Finanziaria sono necessarie anche se pesanti, ma che l’aumento del rapporto alunni/docenti è assolutamente insostenibile perché non si può lavorare con trenta bambini dai tre ai sei anni, non si può insegnare a leggere e scrivere a ventisei bambini della scuola primaria, non si può combattere la dispersione in classi di più di trenta adolescenti. Si arrabbi, alzi la voce, minacci le dimissioni se non verrà cambiata la norma.

Sappiamo entrambe che non La ascolterebbero e io non pretenderei certo che mantenesse la minaccia (in questo paese non si dimette mai nessuno) però sarebbe in bel gesto, un segnale di vita che mi riscuoterebbe dall’amarezza che mi pervade. Mi stupisca, Ministro, oppure taccia. Fino a qualche anno fa Le avrei chiesto di metterci nelle condizioni di lavorare, di aiutarci a lavorare meglio. Oggi Le chiedo solo di lasciarci in pace.

Docente di scuola dell’infanzia dell’Istituto Comprensivo di San Gimignano

QUESTA BELLISSIMA LETTERA è STATA PUBBLICATA DA ORIZZONTE SCUOLA.

20 OTTOBRE: NOTTE BIANCA DELLA SCUOLA

COMUNICATO STAMPA

ROMA 20 Ottobre 2008 dalle ore 17.00 V. Romolo Balzani, 55

La "notte bianca" per la Scuola: un'occasione per riflettere, genitori e docenti, su tematiche educative, in riferimento alle proposte del Ministro Gelmini (Decreto 137) e per trascorrere insieme un momento d'intrattenimento musicale.

musica
  • SE...STA VOCE (Coro Multietnico dei Bambini del VI Municipio)
  • GIOVANNA MARINI
  • TETES DE BOIS
  • PC JAZZ BAND
incontro e riflessioni sulla scuola
  • Prof. PIETRO LUCISANO (Docente di Pedagogia sperimentale, il prof. Lucisano è presidente del Corso di laurea in Scienze dell’educazione e della formazione presso la Facoltà di Filosofia della Sapienza. Si è occupato in particolare di ricerche comparative sulla efficacia dei sistemi formativi).
  • Prof. Giorgio Asquini (Professore associato in Pedagogia sperimentale presso l'Università di Roma "La Sapienza", Facoltà di Filosofia. insegnamento Indicatori di qualità del sistema formativo)
  • Dott.ssa SIMONETTA SALACONE (Dirigente scolastico 126° circolo Iqbal Masih, Roma)
  • LUCIANO VENTURA (Genitore e Presidente del consiglio di circolo, 126° Iqbal Masih, Roma)
intrattenimento per i bambini
  • GIOCHI
  • LABORATORI
  • TEATRO DEI BURATTINI
  • BALLI
  • MAGIA
  • CINEMA

Un paese dove sta per arrivare una riforma della scuola attraverso un decreto legge che vuol essere approvato chiedendo la fiducia; una riforma che con la reintroduzione del maestro unico e la riduzione dell'orario scolastico porterà la nostra scuola indietro di 30 anni.

Le NOTTI BIANCHE ci danno la voglia e il coraggio di reagire!

Con queste vogliamo dire forte e chiaro no alla riforma della scuola primaria con decreto legge d'urgenza senza discussione, perche' la scuola del maestro unico lascia i genitori soli dopo le 12,30 e mette a rischio la formazione dei nostri figli

Vogliamo che la scuola del tempo pieno possa vivere anche di sera, affinché la scuola possa rappresentare l'alternativa al "muretto", affinché la scuola sia il baluardo contro la violenza, contro l'ignoranza e contro l'anestesia televisiva.

Le nostre notti bianche sono un modo per proclamare che la scuola non appartiene alla ministra, la scuola è di tutti: bambini/e, insegnanti, genitori, cittadini e cittadine. La scuola è una comunità dove si costruisce cultura e in quanto tale deve restare pubblica e gratuita. No ai tagli nel bilancio e investiamo nella scuola!


programma

Per i bambini

Dalle ore 17.00 alle ore 19.00

AULA DEI MORBIDONI

Intrattenimento dei più piccoli

con giochi, attività e laboratori


TEATRINO

"Ascoltiamo le fiabe"

Lettura espressiva a cura di Stefania Beghi

PIAZZALE

Baby dance e intrattenimento con

i ragazzi dell'Associazione

"Amici di Iqbal Masih"

Teatro dei burattini

Roberto ci racconta la storia di

Pulcinella e il lupo

ATRIO PIANO SUPERIORE

ORE 17.45 : Proiezione del film

"Gianburrasca zero in condotta"

ORE 19.00 : Mago Iaio con lo

spettacolo di magia


http://www.magoiaio.it

PALESTRA

Dalle ore 17.00 alle ore 19.00

Incontro/Dibattito con esponenti

e luminari del mondo universitario

Prof. Lucisano e Prof. Asquini

Dalle ore 19.00 alle ore 20.00

Prof. Francesco Alvaro

"Divina Commedia" in 100

Immagini (attraverso la storia

Dell'arte)

PIAZZALE

ORE 19.00 : Chitarra e voce

di Giovanna Marini

http://www.giovannamarini.it

ORE 20.00 : Esibizione del coro "SE…STA VOCE"

http://www.sestavoce.it

ORE 21.00 : Concerto dei

"TETES DE BOIS"

http://www.tetesdebois.it

Ore 22.00 : PC Jazz band

di Paolo Cintio della scuola

popolare di musica del Testaccio

http://www.scuolamusicatestaccio.it

Si ringrazia Kollatino Underground per la generosa collaborazione alla realizzazione della festa

http://www.kollatinounderground.org

**Sarà presente il punto ristoro per la merenda e la cena a sottoscrizione**

***

Coordinamento "Non rubateci il futuro!"

mercoledì 15 ottobre 2008

Corteo nel X Municipio il 23 Ottobre

Clicca una delle seguenti versioni dei volantini per visualizzarli e stamparli

sabato 11 ottobre 2008

LA DISTRUZIONE DELLA SCUOLA PUBBLICA

"Facciamo l'ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l'aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali. C'è una certa resistenza; in quelle scuole c'è sempre, perfino sotto il fascismo c'è stata. Allora, il partito dominante segue un'altrastrada (è tutta un'ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle.Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private.Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a questescuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A "quelle" scuole private. Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole diStato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato perdare la prevalenza alle sue scuole private. Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d'occhio i cuochi di questa bassa cucina. L'operazione si fa in tre modi: ve l'ho già detto: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i lorobilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimiper insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico."

Piero Calamandrei - discorso pronunciato al III Congresso in difesa della Scuola nazionale a Roma l'11 febbraio 1950.

I nostri MAESTRI SONO già UNICI

Diamo voce alle nostre scuole dai nostri quartieri
per i nostri figli e per il futuro del Paese

GIOVEDI’ 23 ottobre h.17
piazza Cinecittà – X Municipio


Scuola pubblica di tutti e per tutti


Il decreto 137 del ministro Mariastella Gelmini
  • È PRIVO di un progetto educativo pedagogico;
  • EVITA il dibattito parlamentare ed il confronto con la scuola reale e chi la rappresenta grazie alla sua formulazione con decreto d’urgenza;
  • RIDUCE l’orario scolastico a 24 ore settimanali (art.4) contro le attuali 40 del tempo pieno e le 31 del modulo, vanificando di fatto, aldilà di ogni dichiarazione verbale, il tempo pieno;
  • ESCLUDE la didattica del recupero e dell’arricchimento dell’offerta formativa, impossibile con l’orario scolastico ridotto a 24 ore settimanali;
  • INVECCHIA la scuola, con l’introduzione dell’inattuale figura del MAESTRO UNICO e ritorna ad una alfabetizzazione di base (leggere, scrivere e far di conto) che non è più sufficiente.

Il disegno di Legge Aprea mira a trasformare
  • le scuole da Istituzioni Scolastiche a Fondazioni (art.2) con Consigli di Amministrazione che “nei limiti delle disponibilità di bilancio (…) hanno compiti di indirizzo generale dell’attività di istruzione scolastica” (art.5);
  • l’offerta formativa da nazionale a regionale (art.11) ponendo fine alla scuola che opera secondo indirizzi unitari su tutto il territorio italiano formando la cittadinanza italiana.