sabato 11 ottobre 2008

LA DISTRUZIONE DELLA SCUOLA PUBBLICA

"Facciamo l'ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare in sostanza. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l'aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali. C'è una certa resistenza; in quelle scuole c'è sempre, perfino sotto il fascismo c'è stata. Allora, il partito dominante segue un'altrastrada (è tutta un'ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle.Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private.Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a questescuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A "quelle" scuole private. Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diventa una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole diStato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato perdare la prevalenza alle sue scuole private. Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere. Attenzione, questa è la ricetta. Bisogna tener d'occhio i cuochi di questa bassa cucina. L'operazione si fa in tre modi: ve l'ho già detto: rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i lorobilanci. Ignorare i loro bisogni. Attenuare la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i titoli minimiper insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico."

Piero Calamandrei - discorso pronunciato al III Congresso in difesa della Scuola nazionale a Roma l'11 febbraio 1950.

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GIOVEDI’ 23 ottobre h.17
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Scuola pubblica di tutti e per tutti


Il decreto 137 del ministro Mariastella Gelmini
  • È PRIVO di un progetto educativo pedagogico;
  • EVITA il dibattito parlamentare ed il confronto con la scuola reale e chi la rappresenta grazie alla sua formulazione con decreto d’urgenza;
  • RIDUCE l’orario scolastico a 24 ore settimanali (art.4) contro le attuali 40 del tempo pieno e le 31 del modulo, vanificando di fatto, aldilà di ogni dichiarazione verbale, il tempo pieno;
  • ESCLUDE la didattica del recupero e dell’arricchimento dell’offerta formativa, impossibile con l’orario scolastico ridotto a 24 ore settimanali;
  • INVECCHIA la scuola, con l’introduzione dell’inattuale figura del MAESTRO UNICO e ritorna ad una alfabetizzazione di base (leggere, scrivere e far di conto) che non è più sufficiente.

Il disegno di Legge Aprea mira a trasformare
  • le scuole da Istituzioni Scolastiche a Fondazioni (art.2) con Consigli di Amministrazione che “nei limiti delle disponibilità di bilancio (…) hanno compiti di indirizzo generale dell’attività di istruzione scolastica” (art.5);
  • l’offerta formativa da nazionale a regionale (art.11) ponendo fine alla scuola che opera secondo indirizzi unitari su tutto il territorio italiano formando la cittadinanza italiana.